1.09.2009

CEMETERY DRiVE.

Era una giornata come tante e vagavo nella nebbia, io. Camminavo sempre dritta nella stessa direzione seguendo le righe bianche della strada senza perdere un'indicazione. Poi, ad un certo punto la lunga strada, perfettamente asfaltata, senza ostacoli, senza buche, mi ha reso estremamente annoiata e irrascibile e mi sono ritrovata a guardare il paesaggio intorno alla strada con più attenzione della via da seguire fantasticando su che aspetto potevano avere le lunghe distese di campi ,attorno a me, in una luminosa e limpida giornata di sole, mi sono ritrovata a voler correre lungo quelle terre umide e sconosciute. A lungo sono rimasta sulla mia carreggiata ma quel pensiero di scoprire e di perdermi in tutta quella distesa di nulla ha avuto la meglio sul dovere e ho vinto la nebbia. Ho camminato per poco in quel terreno fangoso, così difficile da attraversare ma così stranamente confortevole e insostituibile...ho proseguito per qualche metro e lentamente, sul mio percorso, la nebbia si diradava per lasciare spazio ad un caldo raggio di sole e per permettermi di vedere un mondo nuovo, diverso, pieno di pericoli tanto affascinanti.
Ero fuori dalle mura della sicurezza, per poche ore, accecata dalla luce del sole tra l'umidità, ero lontana da quel piccolo spazio chiuso dove ormai il sole non poteva battere più, dove non poteva più asciugare quelle lacrime di quel silenzioso consenso, di quella silenziosa abitudine di sentirsi scontati...ero lontanissima da quel luogo dove io non ero niente e dove non c'era spazio per me e per quella piccola fiamma che mi brucia dentro e che allontana la vita comune. Ma mi bastano poche ore per capire che va bene così... vedo ancora speranza in fondo alla lunga strada, la vedo addirittura da qui, mentre affondo i piedi nel fango dei campi al lato della strada.

Pansy

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